La morte del famoso attore è stata occasione per la grande stampa di celebrare i suoi meriti artistici, lasciando nell’ombra del sottinteso gli aspetti politicamente non corretti della sua vita, quale quello, di essere “conservatore”, sorvolando sull’origine della sua visione del mondo.
Diciassettenne si arruolò in Marina e si trovò schierato con il 3° Reggimento Paracadutisti della fanteria di marina nella base di Dien-Bien-Phu, rimasta negli annali come una delle peggiori sconfitte francesi.
In quella battaglia il nostro conobbe la crudeltà del nemico, pur così osannato, ideologicamente, in terra di Francia da una vasta parte dell’opinione pubblica, e il valore dei legionari che, esaurite le munizioni, non vollero arrendersi e si sacrificarono nell’ultimo assalto all’arma bianca.
Dopo cinque anni di servizio militare Alain incontrò il triste destino dei reduci delle guerre perse, ancorché con onore, l’ostilità pregiudiziale dei connazionali, che non conobbero il sangue dell’Indocina ma il profumo dei salotti bene.
Dopo le jour de la gloire, arrivarono, lentamente, i successi, ma il parà rimase fedele al suo passato, non nascondendo il proprio rifiuto di un mondo in cui non si riconosceva più, perché: “…tutto è distorto… …niente più parole d’onore”. Dovettero così ammettere che l’uomo teneva alla sola parola “onore”, impressa nel cuore fin dalla prima gioventù.
Uomo e soldato d’onore, così lo ricorderanno coloro che tengono alla proprie memorie secondo il rito degli antichi cavalieri:
Ton âme à Dieu
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Ton honneur a Toi