PRIME OSSERVAZIONI SUGLI SCONTRI IN ISRAELE

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La scarsa documentazione di livello tecnico disponibile al momento consente solo un approccio semplificato per prime osservazioni sui fatti in Israele, per quanto possibile, pur riconoscendo che del senno di poi son piene le fosse.

Le più rilevanti sono, a parere dello scrivente, le seguenti:

– MBT pesanti (Merkava) posizionati in prossimità del confine senza camuffamento o difesa di circostanza minima, contromisura anti droni poco efficaci, pur nella possibilità non remota di impiego di apparecchiature iraniane; sconcerto vedere foto di miliziani sulla preda bellica di un mezzo così possente, colpito da drone nella zona di blindatura più debole (cofanatura posteriore);

– campo di sosta di M113 interamente caduto in mano avversaria, probabilmente per carenza di difese di prossimità e di vigilanza attiva e passiva;

– scarso impiego di droni negli attacchi selettivi;

– fragilità della rete, quasi da recinzione, di delimitazione del territorio (probabilmente limitata a alcune zone) e, almeno in apparenza, assenza di campi minati, che avrebbero segnalato e  comunque ritardato l’ingressione avversaria delle fanterie (Israele non ha aderito al patto di Ottawa contro le mine antiuomo);

– la funzione di Comunicazione del complesso 4C non sembra aver avuto particolari difficoltà da parte di truppe “non regolari” in ambiente ostile tra i più evoluti tecnologicamente, specie in conflitto più che “asimmetrico”,  forse resuscitando vecchi metodi da tempo obsoleti.

Qualora le osservazioni precedenti non fossero smentite da documentazione meno improvvisata e più dettagliata, la conclusione più ovvia è purtroppo di carattere generale: le lezioni del passato, e specialmente quelle recenti dell’Ucraina, esplicitano che vecchi strumenti come i campi minati e tattiche di sorpresa  (Sun-Tzu, L’Arte della Guerra, 11) restano attuali nonostante la diffusione delle nuove tecnologie che implementano la panoplia senza sostituirla del tutto.

In ultimo non si può non osservare che gli sforzi internazionali volti a salvaguardare i diritti umanitari negli eventi bellici abbiano un’efficacia sempre più dubbia, pur nel risalto mediatico spesso non imparziale.

(Alberto Baudà)