SEBASTOPOLI BRUCIA

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A seguito di attacco, definibile come aero-navale, da parte ucraina sono stati danneggiati navigli russi nel porto di Sebastopoli: un attacco che potremmo considerare erede dello spirito della X Mas italiana della seconda guerra mondiale. Il riferimento si rafforza ricordando che l’attacco è avvenuto proprio nella stessa data in cui in quel porto affondò – per cause “sconosciute” – la ex nave da battaglia Giulio Cesare, consegnata, come la nave scuola Colombo gemella della Vespucci, all’URSS per il trattato di pace di Parigi del 1947.

I mezzi impiegati, sia subacquei sia di superficie, sono stati comandati da remoto, senza mettere a rischio equipaggi di bordo (Unmanned underwater wehicles e SUV, droni di superficie), eredi dei nostri “maiali” e dei “barchini esplosivi”.

Alcuni particolari del mezzo di superficie mostrano il rilevante progresso tecnologico:

– idrogetto di propulsione, senza appendici di carena (timoni, eliche, etc,), alimentato  a batterie elettriche e quindi silenzioso e senza forti vibrazioni;

– eccellenti doti di velocità e manovrabilità (il rendimento di propulsione aumenta con la velocità);

– autonomia stimata di 150 miglia nautiche.

Tutto ciò incrementa la insidiosità del mezzo, che è sempre stata la caratteristica principale  di tali armi d’assalto.

Se i droni aerei hanno trovato nell’occasione contromisure efficaci (almeno parzialmente) nel fuoco degli elicotteri, non si hanno notizie delle contromisure attuate, sia pur senza molta fortuna, contro tali “barchini”.

Secondo i Russi gli inglesi avrebbero cooperato attivamente nelle operazioni. Tornano alla mente gli interessi suscitati dai nostri attacchi a Gibilterra e ad Alessandria, tanto che il fallito tentativo di attacco inglese al porto di Palermo fu ispirato  da quelle esperienze, in tal misura che un marinaio inglese catturato  si dichiarò talmente entusiasta delle imprese italiane da proporsi, almeno a parole, per l’arruolamento volontario tra i nostri equipaggi.

Confidiamo nel nostro CONSUBIN, sempre all’altezza delle tradizioni, per ulteriori successi dell’ingegno italiano nel settore specifico meritevole di ogni incentivo.