L’AUTUNNO

…Come d’autunno si levan le foglie
l’una appresso de l’altra, fin che ‘l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie…

(Dante, Inf.112-114)

L’equinozio d’autunno, o discendente, è nella tradizione il quarto pilastro dell’anno nella grande croce zodiacale, le cui braccia delimitano le stagioni riunendosi, come alberi ricurvi, nel polo celeste. I 4 pilastri formavano i due cerchi massimi chiamati coluri (meridiani celesti che  passano per i punti equinoziali) .

         La notte dura quanto il giorno nell’equilibrio della luce: la luce nell’ora del Tramonto, l’egizio Tum, si bilancia con l’oscurità incipiente e tende lentamente verso la morte. Una morte che prende la natura interna ed esterna, in un periodo in cui passato e presente tendono a manifestarsi contemporaneamente, secondo usi ripresi dai moderni con le festività  dei defunti.

         Astrologicamente il Sole entra nella Bilancia, simbolo di equilibrio, segno d’Aria: intelligenza e riflessione.

         Termina il periodo dei frutti ed inizia quello della semina: la natura si ritrae in se stessa prima di rifiorire in primavera, come la natura inizia il letargo per il prossimo risveglio dopo la lunga oscurità invernale: quattro stagioni per quattro trasformazioni della natura: il tempo degli Alchimisti per il Volo della Fenice (Michael Superno, festa di Hatvest Home o di mezzo autunno il 29 settembre, secondo Libavius in Alchymia,1606).

         E’ dunque arrivato l’autunno nell’emisfero settentrionale e le notti si sono rapidamente allungate. E’ finito il “meriggiare pallido e assorto” di MONTALE per l’attenuarsi delle luci nelle sere di autunno, prima del sipario natalizio della notte d’inverno (CALVINO, una notte d’inverno): è il tempo delle melanconiche serate d’autunno di HESSE in Eleanor, del pallido autunno di CARDARELLI, dei lunghi singhiozzi dei violini dellautunno di VERLAINE, quando la terra comincia a dormire sotto una coperta di foglie leggere di PIUMINI.

         Nell’antichità classica Virgilio: “quam multa in silvis autumno frigore primo lapsa cadunt folia” (Eneide, VI, 309-312).

         Per la religione Mithraica era il tempo di Cautopates (fiaccola) in basso a rappresentare il tramonto e la luce d’autunno.

         La Tradizione celtica chiamava l’equinozio di autunno Alban Elfed, cioè “Luce d’autunno”, rappresentando la seconda festività del raccolto.

         Nel calendario ebraico ha particolare rilevanza la luna di Tisri, che segue l’equinozio di autunno, segnando il punto di partenza di uno dei due cicli annuali.

LE PRINCIPALI COSTELLAZIONI D’AUTUNNO

         Per chi ama volgere lo sguardo al cielo, la volta stellata autunnale esprime i suoi messaggi reconditi.

         Il triangolo estivo Deneb-Vega-Altair (stella alfa del Cigno, Lira e Aquila) sta declinando verso il tramonto ad Occidente, mentre la brillante Arcturus scompare ormai in primissima sera. Anche il Cigno (costellazione del primo Re dei Liguri, Cycnus). immagine celeste, ricordato da PAUSANIA: “Il cigno canta prima di morire, cioè l’anima del re sacro si allontana dal mondo accompagnato dal suono della musica” (le armonie delle sfere celesti?)

         Domina a Sud-Est il quadrilatero di Pegaso, il cui lato orientale segna approssimativamente il coluro degli equinozi.  Andromeda, la principessa incatenata, la “dominatrice di uomini di Manilio”, IL VINCITORE DI MEDUSA FU VINTO ALLA VISTA DI ANDROMEDA”.

         Andromeda ha sua stella più brillante  proprio nel vertice superiore orientale del quadrato di Pegaso: è il suo capo reclinato sul ventre del cavallo. Ma non è debole e remissiva: rappresentava Astarte e Ishtar divinità orientale ed egizia legate in particolare alla fertilità.

         Essa comprende la grande galassia M31, apparentemente una nuvoletta di fumo grande quasi come la Luna piena, in cieli tersi visibile ad occhio nudo; culmina alla mezzanotte nella seconda settimana di ottobre. Suo padre è Cefeo, che è disposto più in alto. Il mostro cetus, ingannato dall’ombra di Perseo, giace in parte già sotto l’orizzonte. 

          A N-E, appena sotto Andromeda splende Perseo, l’eroe che decapitò Medusa, dal cui sangue nacque il cavallo alato, con il suo doppio ammasso aperto (j e c Persei o M34). Sull’orizzonte di N-E sorgono l’Auriga e il Toro con le Pleiadi, l’ammasso stellare aperto delle sette sorelle, l’asterismo forse più noto dopo la spada di Orione.

         All’altezza di 15° sull’orizzonte sud è ben visibile la lucente Fomhalaut, alfa del Piscis Austrinus. Gemelli e Orione ricompaiono più tardi nel cielo orientale.

         Se l’inquinamento luminoso dell’atmosfera e la fase lunare consentono, è possibile ammirare da est ad ovest passando per Cefeo, il nastro luminescente della via lattea, la nostra Galassia, la controparte celeste del Nilo, il riflesso del Gange, il Fiume di luce ebraico, il getto di latte di Giunone  troppo avidamente poppato dal neonato Ercole.

         La Luna d’autunno si presenta al massimo del suo fascino, meritando un’attenzione particolare.

LA LUNA  D’AUTUNNO

La luna quasi a mezza notte tarda

facea le stelle a noi parer più rade (Purgatorio,XVIII,76)

Più la luce della luna risplende  più si riduce

il numero degli astri, fuggendo quelli che non

hanno nome alcuno. (Marco MANILIO, Astronomicon, Libro I)

Al tramonto del Sole sorge Selene, l’occhio della notte, levandosi dai flutti e percorrendo il cielo su un carro trainato da due cavalli bianchi: così appare ancor oggi sul frontone orientale del Partenone, a riscontro di Elios.

All’equinozio di autunno  la declinazione del Sole è nulla mentre è in aumento quella della luna: la luna piena sorge allora verso il tramonto del sole ed il ritardo giornaliero del suo sorgere è minore dell’ora, che si verifica negli altri periodi dell’anno. Essa, inoltre, mantiene altezza sull’orizzonte quasi costante ogni sera, mentre d’estate la luna piena permane visibile per breve tempo (al contrario dell’inverno), quando essa sta a lungo ad altezze elevate).  Il crepuscolo fa così dolcemente il suo ingresso in una continuità di illuminazione che in passato serviva a prolungare il lavoro dei campi nel raccolto. E’ la Lune de Moisson, o Harvest Moon delle latitudini settentrionali. Lo stesso fenomeno conosciuto dai babilonesi fu utilizzato per la raccolta dei datteri proprio in questo periodo.

Ad essa succede, al successivo plenilunio, la Hunter’s Moon, che, sia pur con caratteri meno accentuati, favorisce non più i raccolti ma i cacciatori, per iniziare il nuovo ciclo.

Alberto Baudà